Prodotti Tipici

I "CORGNOI" DI CRESPADORO
L' alta valle del Chiampo si chiude con una bella corona di monti, ricca di valli verdeggianti e di acque correnti. Su uno sperone di roccia emergente sorge Crespadoro, grazioso paese agricolo e di villeggiatura, che per la festa dell'immacolata, l'8 dicembre, scende in piazza per rendere omaggio e fare mercato di un singolare prodotto locale, le lumache, popolarmente dette «corgnoi», per via delle appendici retrattili che ne supportano gli occhi. La consuetudine di raccogliere questi molluschi - che non sono lumache ma chiocciole, con tanto di guscio - è molto antica: alcuni vi riconoscono usanze alimentari dei Cimbri, il popolo di origine germanica che colonizzò queste montagne nel Medioevo; altri si limitano a riscontrare come già le cronache dei '600 diano notizia dell'interesse dei signori vicentini per questa non comune delicatezza. A raccolta ultimata, tra luglio e settembre, viene il momento della più nostrana delle preparazioni: spurgate lungamente in acqua e vino, le lumache sono pronte per il tegame di terracotta dove, speziate e costantemente coperte di brodo, sobbolliranno per almeno 12 ore; l'apoteosi del delicato mollusco, liberato dal guscio, verrà su un letto di polenta fumante, auspice un bicchiere di rosso. Alla prova dei gusto si aggiunge quella chimica, che mette in risalto i pregi della sua carne, ricca di proteine e minerali, povera di grassi, consigliabile alle gestanti e ai convalescenti, oltre che, ovviamente, ai buongustai.

LE CASTAGNE DI DURLO
La coltivazione del castagno sta assumendo un'importanza che si rivela fondamentale nell'economia agricola locale. Un tempo la produzione di castagne era un fattore indispensabile in quanto molte aziende integravano il loro reddito con la vendita diretta di tale prodotto. Negli anni tra il 1960 e il 1980 questa coltura è quasi stata abbandonata in quanto, a seguito dello sviluppo industriale della Vallata del Chiampo, soprattutto le forze lavorative più giovani hanno abbandonato la coltivazione dei fondi agricoli, per darsi a lavori più redditizi. Da qui la trascuratezza dei frutteti e la morte precoce di molte piante che non venivano seguite e trattate adeguatamente. Con l'introduzione della festa delle castagne, iniziata nel 1978, si è riusciti a far sì che i coltivatori si riavvicinassero alla coltivazione di questo frutto tanto amato e decantato, ma sempre considerato "farina dei poveri". Alla festa è stata abbinata anche l'esposizione del miele prodotto nella vallata, miele di castagno ch e costituisce un elemento naturale integrativo dell'alimentazione, grazie alla presenza di vitamine, proteine e sali minerali in esso contenuti. La Festa si svolge nel mese di ottobre.

LE TROTE
Nel primo dopoguerra qualcuno ha provato il modo di valorizzare le particolari risorse delle acque che scendono dalle montagne dei torrenti Chiampo e Corbiolo. Si concretizzò l’i dea di allevare le trote in vasche, prima subito a nord di Ferrazza e quindi lungo la Valletta (il fondovalle da Ferrazza a Crespadoro). Un esperimento che ha premiato gli operatori. Ora l’alta Valle del Chiampo è nota anche come luogo di allevamenti, un ulteriore motivo di richiamo, soprattutto nel periodo estivo, non solo per la possibilità di acquisto al minuto, ma anche per puntare con curiosità gli occhi nell’acqua in cui guizzano in tutte le direzioni trote di diverse misure. L’allevamento di trote è qui ormai una tradizione, proprio come quella culinaria, che serve gli squisiti pesci in “tutte le salse”. Le specie più riprodotte sono le Fario, le Iridee e le Salmonate, che sono trote assai gustose e di alto valore nutritivo.

I TARTUFI DI MARANA
Di certo non saranno famosi come quelli della Toscana o del Monferrato, che, magari, per la maggior parte delle nostre tasche, rimangono una specialità proibita, ma certamente anche i tartufi neri di Marana hanno i loro estimatori. Se quelli più conosciuti si trovano sui Colli Berici, l'alta valle del Chiampo e, in particolare, il territorio di Marana di Crespadoro, è il secondo centro indicato per la loro produzione data la natura del terreno. Si tratta del cosiddetto tartufo nero estivo, o scorzone, cui si affianca il tartufo uncinato. E' possibile reperirlo però solo nel corso della primavera e dell`autunno.
Per il sapore eccezionale, per le notevoli capacità digestive e, si dice, per il potere afrodisiaco, il tartufo è da sempre considerato cibo da re. Ci sono mille modi per apprezzarlo in cucina, ma quasi sempre risulta più gustoso se cotto oppure appena riscaldato. La tradizione locale lo preferisce accoppiato con il riso, con le tagliatelle e con gli spaghetti.
Come ovunque, l'aiuto di un cane appositamente addestrato è indispensabile. I cani, infatti, individuano i tartufi solo quando sono perfettamente maturi, perché in quel momento emanano un particolare intenso profumo. Naturalmente se andrete da soli probabilmente non avrete molta fortuna, dal momento che i luoghi dove crescono sono segreti, custoditi con gelosia solo da pochi esperti.

IL MIELE
Ricco di zuccheri semplici, proteine e sali minerali, è un elemento di alto valore nutritivo. I nostri progenitori coltivavano le api in rudimentali casse, o in vecchi tronchi cavi di alberi. Soltanto agli inizi del ‘900 nell’alta valle del Chiampo apparvero le prime arnie. Il genere di api che vive in questa zona è la risultanza di incroci fra l’ape mellifica ligustica e l’ape tedesca. I fiori e le erbe da cui le api ricavano il polline sono numerosissime: oltre alle coltivazioni fruttifere e ortensi, si trovano abbondanti fiori (e relativi mieli) di tarassaco, di sambuco, di prunella, di castagni e di cassie. Assai ricercato e di rara squisitezza è proprio il miele di cassia, di colore paglierino e trasparente.

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